
L'articolo E’ TEMPO DI AUGURI … sembra essere il primo su Akuadulza.
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Da quando è nata “Akuadulza” sognamo di fare grandi cose, comunicare, tradurre, inventare, ecc… ma ogni bilancio ci appare insufficiente. La verità è che siamo troppo in pochi a scrivere e tradurre pezzi, trovare notizie, spunti di discussione. Avevamo previsto un forum in cui ciascuno potesse dire la sua inveceli forum non c’è ancora.
Ultimamente non riusciamo neppure più a rispondere a tutte le mail che riceviamo (un po’ anche perché alcuni lettori mandano la propria “domandina” senza darsi la pena di leggere tutto quello che abbiamo pubblicato nella sezione “manuali”).
Eppure la domanda indecente la facciamo lo stesso: c’è qualcuno che vuole associasi? Non lo facciamo perchè abbiamo bisogno dei vostri 20 €, pian pianino con le quote annuali di cui già disponiamo riusciremo a rientrare delle spese di grafica e di costruzione del sito e quelle di hosting le abbiamo veramente ridotte al minimo. Ve lo chiediamo perchè vorremmo altre voci in capitolo, vorremmo pubblicare i vostri contributi, le vostre esperenze, i vostri successi e i vostri fallimenti.
Chiunque fosse interessato a far parte dell’associazione può dare un’occhiata allo Statuto e, se ci si riconosce, fare domanda secondo il fac simile che qui si allega. Consiglio di proporsi prima della metà di gennaio, quando ci sarà la riunione degli organi sociali.
Comunque la vediate, auguri di buon anno.
L'articolo ESPERIMENTO DI PROSELITISMO IMMERITATO sembra essere il primo su Akuadulza.
Ci sono molti impianti acquaponici commerciali pienamente funzionanti e su piccola scala in giro per il mondo. Sistemi acquaponici possono essere sviluppati non solo nelle regioni tropicali e subtropicali, dove le condizioni climatiche favorevoli consentono la produzione per tutto l’anno, ma anche in aree più fredde del mondo in cui la stagione invernale può durare fino a sei mesi. La domanda che deve porsi chi realizza un sistema acquaponico in un luogo specifico deve tenere in considerazione, per la valutazione di un suo possibile successo, di fattori economici, ambientali, condizioni logistiche, gestionali e sociali.
Molti fattori devono essere considerati prima di imbarcarsi in un progetto di coltura acquaponica, ad esempio se ci si rivolge ad un mercato ampio o ad una produzione locale. Molte start-up acquaponiche hanno fallito perché la decisione di creare una impresa commerciale richiede una significativa attività di ricerca, un business plan e un’analisi dei rischi. Tali aspetti esulano lo scopo di questa appendice, tuttavia discuteremo in seguito alcuni dei fattori chiave e requisiti per la conduzione di impianti acquaponici di qualsiasi dimensione.
Fattori economici
Uno dei fattori principali che determinano il possibile successo di un impianto acquaponico è la sua competitività nei confronti degli altri i metodi di produzione. La combinazione della produzione di pesci e piante raddoppia i rischi di investimento e, se si vuole avere successo e reddito, è necessario massimizzare sia la produzione dei vegetali che quella dei pesci e i ricavi che da queste due produzioni derivano.
Ciò implica un approfondita analisi sui potenziali mercati, passo essenziale verso lo sviluppo di un business plan, si dovrebbe prendere in considerazione realisticamente tutti i possibili prodotti, individuare i margini di profitto e identificare i clienti chiave. Un errore comune è quello di chiedersi: “Cosa posso produrre?” Al posto delle domande più importanti come: “Cosa posso vendere?”, “A chi sto andando a vendere? ” e solo allora ” Come faccio a produrlo? ”
Un’analisi di mercato dovrebbe identificare i prodotti più redditizi ed individuare i principali costi di gestione. Ciò implica che la scelta specifica di un pesce può essere significativamente diversa dalla specie generalmente utilizzata negli impianti acquaponici, principalmente in relazione alla domanda che proviene dal mercato e dai costi di produzione.
Nel processo decisionale, ci sono differenze sostanziali tra una produzione orientata all’autoconsumo e una orientata al mercato. Mentre nel primo caso si può per lo più contare su prezzi al dettaglio per valutare i margini di convenienza, le iniziative su scala commerciale devono confrontarsi con i prezzi all’ingrosso, in particolare nel caso di impianti su larga scala. Tuttavia, i sistemi di piccole dimensioni non possono beneficiare di economie di scala (ad esempio una piccola serra ha un costo elevato per metro quadrato rispetto a una più grande), gli agricoltori non commerciali si trovano pertanto ad affrontare costi di produzione più elevati.
Gli impianti acquaponici possono, in una certa misura, essere riconosciuti come una produzione “biologica” negli USA, ciò non è altrettanto vero in Europa, dove il termine “biologico” si applica ancora solo alla produzione ancorata al terreno. Nei mercati occidentali la produzione “biologica” può beneficiare di un favore derivante da un più marcato orientamento ecologico dei consumatori e favorire maggiori ricavi, tuttavia questo potrebbe non essere altrettanto possibile nei paesi in via di sviluppo, dove le scelte dei clienti sono ancora prevalentemente orientate dal prezzo. Dal punto di vista di marketing, un vantaggio potrebbe venire da un’etichettatura che metta in evidenza l’impronta ecologica, giacché quello acquaponico sembrerebbe essere un sistema migliore rispetto all’acquacoltura in termini di conservazione dell’acqua e di una soluzione di non inquinante in grado di supportare l’agricoltura con un consistente risparmio di fertilizzanti e prodotti chimici. Tuttavia molto deve ancora essere fatto su questo terreno nella direzione di una produzione con un bilancio energetico in pareggio.
Uno dei limiti che impedisce ancora agli impianti acquaponici di espandersi in tutto il mondo è che i suoi costi di investimento sono quasi il doppio di quelli dell’agricoltura idroponica standard. Questa convinzione è in parte derivata dall’idea errata che un impianto acquaponico sia un semplice sistema di produzione piuttosto un sistema di acquacoltura in ricircolo (RAS) che supporta anche l’agricoltura. Se confrontato con un sistema standard di ricircolo (RAS), un impianto acquaponico rivela consistenti vantaggi in termini di costi di capitale e operativi nonché per il grado di semplicità del sistema stesso. Grande successo potrebbe essere raggiunto se si realizzassero disegni di impianti tali da consentire agl impianti acquaponici di avvicinare i costi di investimento di un sistema idroponico. Per far ciò sarebbe richiesto un maggior sforzo nello sviluppo di una progettazione di sistemi più semplificati.
La possibilità di attivare sistemi acquaponici in climi sfavorevoli dipende dal livello degli investimenti necessari per la costruzione di serre e l’esecuzione di sistemi di climatizzazione avanzata per mantenere la temperatura dell’acqua e dell’aria ottimali, così come umidità e ventilazione.
Ciò aumenterebbe i costi iniziali e di funzionamento ma, almeno a questo livello, i costi di investimento per le serre non sarebbero significativamente differenti da quelli per idroponica.
Il clima è un altro fattore importante, poiché da questo dipende un costo aggiuntivo per ogni impianto per mantenere le condizioni ambientali ideali per la produzione alimentare acquaponica. In generale, regioni in cui le temperature medie dell’aria giornaliere durante tutto l’anno sono 20-30 ° C sono l’ideale per pesci tropicali, come la tilapia e le piante che richiedono elevata disponibilità di calore. Quindi, le scelte di coltivazione e dei pesci influenzano significativamente i costi se è necessario un controllo climatico per corrispondere alle condizioni ideali di crescita e allevamento. Inoltre, le regioni in cui temperature medie giornaliere dell’aria sono favorevoli, ma fluttuano ampiamente durante il giorno e notte (cioè altopiani e le regioni montagnose), sono particolarmente problematiche per produzione ittica, ciò perché grandi escursioni termiche provocano stress per gli animali.
L’attenzione deve essere prestata anche alle stagioni. Stagioni invernali fredde costringeranno gli agricoltori acquaponici ad investire in impianti di riscaldamento o a fermare la produzione completamente per alcuni mesi. È quindi importante studiare la produzione messa a punto con cura e possibilmente trovare specie alternative che evitino periodi improduttive dell’anno.
Una prolungata stagione delle piogge costringe gli agricoltori acquaponici a proteggere i loro impianti con con robuste tettoie o serre giacché grandi volumi di pioggia danneggiano le colture, fanno tracimare le vasche e diluiscono eccessivamente i nutrienti in acqua. Tuttavia, se da un lato questa necessità richiede investimenti aggiuntivi, dall’altro può essere redditizia in zone in cui l’agricoltura tradizionale è fortemente limitata a causa di inondazioni. La stessa cosa dicasi per il vento, giacché un ambiente protetto potrebbe portare rendimenti più elevati e una migliore qualità dei prodotti vegetali. La stagione estiva può essere causa del surriscaldamento dell’acqua. Anche se i metodi per mantenere le temperature relativamente bassa durante i periodi caldi sono abbastanza semplici e possono essere previsti da una corretta progettazione dei sistemi, è possibile che le temperature dell’acqua salgano a livelli subottimali durante i periodi estremamente caldi, se non sono stati utilizzati sistemi di raffreddamento ad acqua. Questo potrebbe limitare gli agricoltori nella selezione e crescita dei vegetali, anche se ciò non può influenzare i pesci tropicali o batteri nitrificanti.
Fattori logistici e gestionali
La produzione di pesce è una componente importante delle attività acquaponiche. E’ fondamentale per gli agricoltori disporre di un facile accesso all’approvvigionamento di animali acquatici, così come la possibilità di acquisire competenze nell’allevamento del pesce e la conoscenza del pesce consumato localmente. L’espansione degli impianti acquaponici è quindi limitata nelle regioni in cui non ci sono avanotterie e servizi per l’acquacoltura, a meno che non si allevino riproduttori, e si producano in proprio avannotti e mangime per il pesce; di tutto ciò bisogna tenerne conto nel del business plan acquaponico. Se così fosse però, l’investimento apparirebbe più rischioso, in quanto implica periodi più lunghi per rendere la fattoria pienamente operativa, la necessità di dedicare più tempo per il trasferimento di conoscenze e un’attenta analisi del potenziale locale e dei mercati regionali dove a vendere la produzione.
In qualsiasi luogo si intenda realizzare un impianto acquaponico, l’accesso all’elettricità e ad acqua adeguata è essenziale. In particolar modo per l’energia elettrica, l’accesso alla rete deve essere costante e affidabile, fondamentale per garantire il funzionamento continuo delle pompe. La mancanza di questa risorsa sarebbe severamente limitante per lo sviluppo di un impianto acquaponico a meno di i sistemi a bassa densità progettati per resistere interruzioni di energia di diverse ore senza che venga messa a rischio la sopravvivenza dei pesci. Gli impianti acquaponici, soprattutto se sono destinati a scopi commerciali, devono poter contare su sistemi di backup e generatori, che aumentano i costi di installazione.
La produzione del pesce è uno degli aspetti più complicati di un’attività acquaponica (in particolare per gli agricoltori non pratici di acquacoltura), e richiede cura e una gestione quotidiana per evitare perdite significative nel caso si verificasse un guasto del sistema.
Ci deve essere anche un mercato per i componenti del sistema acquaponico così come degli strumenti di monitoraggio (kit per l’acqua di prova, pH-metri, contatori CE). Un fattore determinante per il successo di qualsiasi impianto acquaponico è l’uso di materiali disponibili localmente e l’adattamento ai contesti e alle risorse locali. In caso contrario, sarebbe difficile sviluppare qualsiasi metodo alternativo di produrre alimenti.
La capacità educativa è un altro fattore chiave nella scelta di realizzare impianti in specifiche regioni o paesi. L’acquaponica è un metodo relativamente sofisticato di produzione di cibo rispetto agli approcci tradizionali basati sul suolo. Il metodo richiede un elevato livello di comprensione di questo ecosistema integrato, nonché i principali fattori che lo influenzano (acqua, ambiente, nutrizione, ecc). Richiede anche conoscenze specifiche di acquacoltura e di orticoltura che devono essere trasferite e adattate ai contesti locali. La grande sfida che la coltivazione acquaponica deve vincere per diventare un’opzione sostenibile tra i contadini analfabeti o semi-analfabeti e gli utenti finali è quella di ridurre i suoi livelli di complessità adattando la tecnologia alle risorse locali, le esigenze e le culture. Adattamento e contestualizzare che è più semplice laddove pesce e vegetali che hanno costituito la base delle pratiche agricole per migliaia di anni. Ciò implicherebbe una migliore conoscenza tra gli operatori su come progettare sistemi in cui ogni singolo componente o materiale potrebbe ridurre al minimo gli aspetti gestionali.
Laddove invece la produzione alimentare acquaponica è praticamente inesistente all’interno di una specifica regione, è utile per collaborare con le università locali o istituti di divulgazione agricola al fine di sviluppare le conoscenze sulle migliori pratiche e su come sviluppare sistemi acquaponici in un modo molto semplice ed efficace.
Condizioni sociali
Volgendo l’attenzione oltre all’adozione di sistemi di produzione di pesce e di vegetali come metodo di produzione alimentare competitiva, l’acquaponica non ha ancora acquisito una prospettiva ben definita. Mentre il metodo di produzione acquaponico è ampiamente accettato come metodo di produzione biologico nel Nord America, lo stesso non è in Europa e ciò riduce il suo potenziale per ottenere prezzi più elevati.
Tra i consumatori e ricercatori, ci sono anche alcune preoccupazioni che nei sistemi acquaponici l’acqua sia un vettore di batteri per possibili contaminazioni dovute ai rifiuti fecali di pesce. Anche se diversi paesi utilizzano diversi regolamenti in materia di sicurezza in acqua, lo sviluppo coltivazioni acquaponiche possono essere limitate in quei paesi in cui il limite per i batteri è più rigoroso. Ciò richiederebbe un aumento degli sforzi per conformarsi alle norme locali (ad esempio utilizzando la tecnologia di sterilizzazione), anche se le acque reflue dell’acquacoltura acquacoltura sono più sicure rispetto adaltre fonti d’acqua.
D’altra parte, l’acquaponica è in grado di assicurare l’opportunità di produrre alimenti più sicuri perché non usa sostanze chimiche. Nel caso dell’acquacoltura, questo può essere un elemento con elevato valore aggiunto che può aumentare l’interesse in questo sistema di produzione. Recenti preoccupazioni per l’uso dei pesticidi in agricoltura hanno portato molti consumatori dei paesi sviluppati verso l’acquisto di prodotti più sicuri. Questi modelli di consumo devono essere accuratamente monitorati nel processo decisionale che porta a decidere della fattibilità di un impianto acquaponico in una determinata area.
Sintesi dei requisiti essenziali impianti acquaponici di dimensioni diverse
L'articolo APPENDICE 6 DEL MANUALE FAO: alcune considerazioni chiave prima di allestire un impianto acquaponico sembra essere il primo su Akuadulza.
Traduzione dal Manuale “Small-scale aquaponic food production – Integrated fish and plant farming” edito dalla FAO.
Come trattato nella sezione 7.6.3 del manuale, la malattia è il risultato di uno squilibrio tra il pesce, l’elemento causale patogeno e l’ambiente. La debolezza nell’animale e più alti livelli d’incidenza dell’elemento patogeno, in determinate condizioni ambientali maggiormente favorevoli per la causa scatenante, possono essere fattori di malattia. Corrette pratiche di gestione dei pesci che permettono di mantenere un sano sistema immunitario sono le principali attività preventive per garantire buona salute dello stock. Le malattie dei pesci devono essere riconosciute e trattate tempestivamente. Le tabelle che seguono illustrano i sintomi e le cause di malattie comuni, e sono divise in base alla loro origine come abiotiche e biotiche (a seconda che siano o meno causate da organismi viventi), ciò al fine di sottolineare l’importanza della qualità dell’acqua e delle condizioni ambientali nell’identificazione della malattia.
DISTURBI ABIOTICI
IPOSSIA
STRESS TERMICO
AVVELENAMENTO DA AMMONIACA
AVVELENAMENTO DA NITRITI
ACIDO SOLFIDRICO
pH
SALINITA’ NON ADEGUATA
SOVRASATURAZIONE DI GAS (Malattia delle bolle di gas)
DEFICIENZE ALIMENTARI
MALATTIE DI ORIGINE BATTERICA
MALATTIA COLONNARE
nifurpirinol), in vasche separate. Rimuovere i fattori di concausa della malattia.
IDROPISIA
CORROSIONE DELLE PINNE
INFEZIONI DA STREPTOCOCCO
TUBERCOLOSI
VIBRIOSI
MALATTIE CAUSATE DA FUNGHI
SAPROLEGNIA
MALATTIE CAUSATE DA PROTOZOI
COCCIDIOSI
HEXAMITIASIS
MANCHA BLANCA, ICH O WHITE SPOT
TRICHODINA
VELVET DUST O MALATTIA DEL VELLUTO
MALATTIE PARASSITARIE
VERMI AD ANCORA, PIDOCCHI
FASCICOLE
SANGUISUGHE
NEMATODI
Rimedi: l’infestazione dei vermi riguarda tutto il corpo, ma sono visibili quando si concentrano presso l’ano. L’infestazione si verifica con l’introduzione di pesci selvatici nelle vasche di allevamento.
L'articolo Appendice 3 del manuale FAO: Lotta ai parassiti e alle malattie dei pesci sembra essere il primo su Akuadulza.
Si parlerà anche di acquaponica alla Fiera di Pordenone in occasione di “Aquafarm”, mostra convegno dedicata all’acquacoltura e l’industria della pesca sostenibile.
In particolare nella giornata di giovedì 26 ci saranno una serie di conferenze dedicate al “Vertical farming”, una delle quali in particolare dedicata al confronto tra Acquaponica, Idroponica e Aeroponica a cura di Baldassarre Fronte – Ricercatore universitario presso Dipartimento di Scienze Veterinarie, Università di Pisa e Luca Incrocci – Coordinatore tecnico, Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali, Università di Pisa.
L'articolo AQUAFARM 26 E 27 GENNAIO A PORDENONE sembra essere il primo su Akuadulza.
Nell’assemblea di “Akuadulza” svoltasi ieri sera si è approvato il conto consuntivo 2016 e il bilancio di previsione 2017 con le relative relazioni, è stato deciso di mantenere invariata la quota associativa ed è stato approvato l’ingresso di due nuovi soci che diverrà effettivo con il versamento della quota sociale.
Come potrete notare nel prospetto sottostante rimaniamo, dal punto di vista contabile, orgogliosamente nelle “cifre rosse”, quelle della spinta etica, dell’investimento sociale, che un mio vecchio professore definiva lo “Stato nascente” che ha portato alla costituzione dell’associazione. Tuttavia le spese sono diminuite dopo quelle iniziali di avvio e le quote associative permettono di coprire tutti i costi ed in prospettiva ai soci fondatori di rientrare del loro prestito sociale iniziale.
Le “cifre rosse” stanno anche a significare che non abbiamo perso il nostro spirito originario che è quello di occuparci degli aspetti culturali, ambientali, educativi e sociali dell’acquaponica, senza cedere a “lusinghe” di natura economica.
Certo ci piacerebbe partecipare ad un progetto di innovazione sociale, organizzativa, di prodotto o di processo che abbia come tema centrale l’acquaponica, ci piacerebbe trattare in maniera strutturata il tema sostenibilità, dell’urban farming, degli orti civici con un alto profilo di innovazione, se si presenterà l’occasione lo faremo ma gli impegni di lavoro dei nostri soci non lasciano troppo tempo alla ricerca delle opportunità.
Già, i nostri soci, sono ricercatori, ittiologi, professionisti, educatori, insegnanti, imprenditori, tutte persone che ci danno una mano e che ringraziamo per la passione che dedicano a questo nuovo mondo, questa nuova frontiera delle relazioni di cui pesci, piante e batteri, sono il collante di rapporti interpersonali ancora più interessanti.
L'articolo APPROVATO IL BILANCIO DI “AKUADULZA” sembra essere il primo su Akuadulza.
Con il sole basso della prima mattina negli occhi il presidente ad Aquafarm di Pordenone
Ho avuto modo di seguire i temi legati all’acquaponica alla fiera Aquafarm di Pordenone seguendo le due sessioni di lavoro di giovedì 26, quella in inglese al mattino dal titolo “Il futuro e il presente dell’agricoltura” e quella del pomeriggio tenuta nella lingua di Dante: “A come AgriTeTtura = le tecnologie che uniscono agricoltura e architettura”.
Dichiaro subito quello che, in generale, non mi è piaciuto: il massiccio ricorso al rendering per accompagnare le relazioni. Certo gli interventi di agricoltura verticale, in particolare di acquaponica che aggiunge al sistema ancora due elementi di complessità (pesci e batteri), fanno di questa modalità di coltivazione qualcosa che guarda al futuro, difficile portare delle realizzazioni funzionanti ed efficaci. Ma vedere proiettate immagini (anche banali) pescate dai siti internet più indicizzati non è un grande spettacolo.
Nel corso delle relazioni, in particolare di alcune, si è fatto grande ricorso ad una retorica evocativa, ricca di suggestioni verso un’agricoltura pulita e senza scarti che offre i suoi frutti all’interno delle città che li consumano. Anche il confronto tra idorponica, aeroponica e acquaponica che è stato sviluppato in uno degli interventi del mattino, si è mantenuto su un livello molto generale, senza particolari tecnici, adatto a chi si avvicina a questi temi per la prima volta. Ricordo di aver commentato in rete con qualcuno che stavo sentendo le stesse cose, nuovamente in inglese, che avevo tradotto per il sito “Akuadulza” dal manuale della FAO.
Ho apprezzato maggiormente gli interventi del pomeriggio, in particolare quello di Roberto Tognetti di iperPIANO, centrato sul riuso creativo degli spazi urbani con alcuni degli spunti specificamente centrati sull’agricoltura urbana. Il tema è quello del riuso di spazi degradati a fini produttivi, di socializzazione o di cultura, spazi che nella visione del relatore dovrebbero uscire dall’accoppiata di abusivismo e degrado per tornare a generare valore. Quasi a testimoniare l’uscita dalla marginalità del tema è la pubblicazione dell’inserto della collana “Nova” de “Il sole 24 ore”.
Dopo Tognetti tre presentazioni molto diverse fra loro.
l’Ing Matteo Benvenuti di Vertical Farming Italia ci ha presentato una piccola cosa che però ha il pregio di essere stata realizzata: una torre acquaponica funzionante costruita attorno ad una vasca che ospita una decina di kg di pesce. Alcuni di noi di “Akuadulza”, pur non sviluppandosi verso l’alto, hanno impianti acquaponici che ospitano qualche decina di chili di pesce e sono sufficienti al fabbisogno familiare di verdure.
A seguire due grossi progetti, entrambi con una forte componente acquaponica, “OpenAgri: un polo di eccellenza alle porte di Milano con l’acquaponica al centro” e “L’acquaponica nella riqualificazione delle periferie metropolitane: il progetto Acquacoltura Sostenibile Urbana” in entrambe le presentazioni, molto efficaci e professionali, troppi rendering per poterci appassionare.
Il primo i soldi per la realizzazione li ha già trovati, il secondo li sta ancora cercando. Chi scrive, non facendolo in proprio ma per conto dell’Associazione, tiene per sé le le considerazioni che vorrebbe esternare a proposito di questi progetti portati avanti (qualche volta solo formalmente presentati) da amministrazioni pubbliche generaliste e poi ceduti per la gestione “chiavi in mano” a società private “all purpose” o ad associazioni temporanee di scopo nate apposta per governare le risorse.
La cosa che ci è rimasta più impressa dell’esperienza? La gente friulana, accogliente come gli emiliano-romagnoli e laboriosa come i lombardo-veneti. A cominciare da chi ci ha ospitato per la notte, Marilena e Cesare, con i quali abbiamo amabilmente colloquiato di orti civici, emigrazioni, grande guerra e fotografia, per finire con chi ci ha riempito il palato di sapori autentici.
P.S. serve precisare che la partecipazione è stata interamente a mie spese?
L'articolo SI E’ PARLATO ANCHE DI ACQUAPONICA AD AQUAFARM DI PORDENONE sembra essere il primo su Akuadulza.
Se siete appassionati di acquaponica avete sicuramente sentito parlare di “Ciclaggio” dell’acqua, un neologismo non ancora accolto nel lessico dell’accademi della crusca come “petaloso” o in quello politico come “ciaone” e che sta ad indicare che nell’acqua si stanno procedendo a formare le colonie di batteri in grado di trasformare dapprima l’ammoniaca in nitriti e poi i nitriti in nitrati.
Chiunque allevi dei pesci in un impianto a ricircolo (RAS Recirculating Aquaculture System) sa quanto sia importante eliminare perfettamente i solidi circolanti, siano essi deiezioni dei pesci o residui di mangime. Lo sa ancora meglio chi deve condurre un impianto acquaponico, mi riferisco in particolare allla coltivazione “Floating System” cioè quella che prevede la crescita delle piante con le radici fluttuanti nell’acqua perchè ogni minima traccia di sporco sarebbe intercettata dai peli radicali fino a causare l’asfissia delle piantine.
Qualunque sia il sistema di filtrazione che viene adottato (materiali filtranti di varia natura e differente grana, spesso costituiti da “spugne” sinteticheoppure più complessi sistemi di filtrazione come ad esempio i filtri a perline
hanno il difetto di dover essere periodicamente sciacquati dai residui, per ridurre questo inconveniente di solito si applicano prima di questo generi di filtri, dei prefiltri costituiti da griglie più o meno fini, solitamente di acciao o dei filtri a vortice che utilizzano la forza centrifuga per eliminare una parte dei solidi sospesi.
Per la verità un filtro autopulente in grado di compiere tutte queste operazioni di pulizia delle acque ci sarebbe e si chiama “Filtro a tamburo”. Il funzionamento del filtro a tamburo è relativamente semplice, non mi dilungo in questa sede ma lo trovate qui.
Anche il filtro a tamburo ha un difetto, che non risiede nel suo funzionamento, costa un botto, non sono riuscito a trovarne in rete uno a meno di 1.200 euro. Allora perché non costruirselo hanno pensato Raffaele e Luca, giovani ingegneri con la passione per l’acquaponica che con il loro gruppo di HUG stanno avviando una Statup al tempo stesso produttiva e sociale.
Ecco dunque il risultato, ottenuto con qualche decina di Euro, per comprare una lavatrice dal motore ancora funzionante, una rete filtrante con i buchi dal giusto numero di micron, un paio di sonde, un elettrovalvola, qualche ugello spruzzatore per il controlavaggio.
Raffaele, il giovane inventore che vedete nella foto mentre spiega al Presidente di “Akuadulza”, stanno ora perfezionando la loro”creatura” e HUG è disponibile a fornire tutte le informazioni tecniche per realizzarla. Noi stiamo cercando dei giovani (o anche meno giovani) “Makers” interessati a realizzare un prototipo, magari un po’ meno “artigianale”, attorno al quale vogliamo registrare un “tutorial” da pubblicare in rete attraverso il sito. Il primo modello perfettamente funzionante ha già un cliente, fatevi sotto!
L'articolo CICLAGGIO E RICICLAGGIO IN ACQUAPONICA, Ovvero quanto con una vecchia lavatrice ti ripulisco l’acqua sembra essere il primo su Akuadulza.
In realtà scaricare l’APP in questione non costa nulla, quello che costa è il kit di rilevazione che deve essere immerso nell’acqua delle vasche dei pesci e scansito dal telefonino, ma veniamo con ordine.
Tutti i coltivatori acquaponici sanno che è importante, almeno con cadenza settimanale, fare un check della qualità dell’acqua. Occorre verificare in una prima fase i valori di ammoniaca, nitriti, nitrati molto assiduamente poi, quando l’impianto sarà “ciclato” può essere sufficiente verificare settimanalmente i livelli di pH, nitriti, nitrati, GH, KH per far ciò ci sono appositi kitUno dei problemi proposti dall’uso dei misuratori liquidi è la loro stabilità temporale. Essi scadono dopo un certo numero di mesi dalla data di fabbricazione ed i negozianti stessi, in alcuni casi, hanno difficoltà a determinare fino a quando il prodotto sia sufficientemente accurato da poter essere venduto. Vi sono anche degli stick multi-test che, al contrario, sono più stabili perché si basano su pigmenti tenuti a secco tuttavia hanno una minore precisione dovuta alla difficoltà di leggere lievi differenze di colorazione, essendo questi caratterizzati da singoli pigmenti che, immersi nell’acqua, cambiano di tonalità.
Dell’importanza di tenere sotto controllo i parametri dell’acqua ne abbiamo discusso qui , in questa sede intendiamo indicarvi una modalità più precisa e tecnologica per compiere le rilevazioni, senza dover acquistare costose strumentazioni.
Si tratta di un prodotto totalmente innovativo proposto recentemente da JBL: il misuratore dei valori dell’acqua ProScan. Il cuore del prodotto è rappresentato da stick multi-test in grado di misurare il pH, la durezza totale e quella temporanea, la quantità di nitriti e nitrati disciolti nonché la concentrazione di cloro (da usare evidentemente per le acque nuove) e di anidride carbonica disciolta. In pratica, tutti i valori indispensabili per conoscerela qualità dell’acqua dolce.
Il tutto è reso possibile da un’idea rivoluzionaria: utilizzare la fotocamera dei moderni telefonini come un colorimetro. Cosa perfettamente possibile, ovviamente, anche se nessuno ci aveva pensato prima. Le fotocamere degli smartphone sono, infatti, sempre più sofisticate è certamente in grado di discriminare tonalità diverse dello stesso colore… meglio del nostro occhio.
La confezione base di ProScan contiene la solita provetta di metallo che permette di conservare secche le bacchettine del multi-test, oltre ad una particolare scala cromatica. Non è la “solita” scala cromatica destinata a favorire le vostre misurazioni “occhiometriche”‘ ma una particolare scala, fornita su plastica, che serve al vostro telefonino per tarare lo zero, ovvero, per far sì che un quadratino bianco, illuminato sotto la luce di una lampada “calda” non venga considerato rosa. Una sorta di “bilanciamento del bianco”, dunque, che si applica a colori diversi. È un processo simile a quello che viene applicato nei laboratori di analisi per tarare lo zero degli strumenti, prima di effettuare la misurazione. Voi non dovrete fare altro, dopo avere immerso la striscetta multi-test nell’acqua dell’acquario, che poggiarla al centro della scala colorimetrica di riferimento e premere “start” sul quadrante dell’app specifica, scaricata dal telefonino. A questo punto parte un timer tarato ad un minuto. Tenete il telefonino fermo sopra la scala colorimetrica e la striscetta perché tra pochi secondi (il termine del periodo verrà indicato anche da un segnale acustico) si accenderà la fotocamera e scatterà una foto. Quest’ultima viene immediatamente analizzata, i colori della striscetta di misurazione saranno confrontati con i minimi ed i massimi riportati nella scala colorimetrica ed un algoritmo calcolerà l’esatto valore per ogni parametro chimico-fisico. Dopo pochissimi secondi, infatti, vedrete comparire una schermata come questa:
in cui si legge direttamente il valore pH, quello delle durezze (GH, KH) in gradi tedeschi e quello dei soluti principali, in mg/l. Ogni valore viene valutato e, nel caso, vi vengono offerti consigli per correggerlo (non dal punto di vista del coltivatore acquaponico). I dati ottenuti, inoltre, possono essere inviati subito al vostro indirizzo di posta elettronica (o ad altri strumenti, sotto forma di sms, ecc.) per essere conservati e comparati in futuro.
Un’ultima considerazione è riservata ai prezzi, se si fa il confronto con la somma con i kit delle analisi presi singolarmente la app proposta risulta certamente conveniente, non certamente in valori assoluti. La confezione contiene un tubetto che racchiude le strisce, potrebbe contenerne 200 ma ne contiene solo 24 ad un prezzo intorno ai 24 €. E’ anche vero che JBL, caso anomalo rispetto alla concorrenza, propone anche i refil di ricarica per i suoi prodotti. Non sarà più necessario ricomperare la confezione intera che comprende anche la scala cromatica ma solo le striscette di ricambio, in questo caso il prezzo scende attorno ai 18 €
Attenzione: in particolare se utilizzate per riempire le vostre vasche dei pesci acqua piovana avrete la necessità di tenere sotto controllo la quantità di ferro disciolto nell’acqua, questo test, fondamentale per una crescita delle verdure senza carenze nutritive, non è disponibile su app, dovrete procedere dunque in maniera tradizionale.
Ulteriori informazioni sul sito di JBL
L'articolo Una comoda APP anche per le misure in acquaponica per l’acquaponica sembra essere il primo su Akuadulza.
Dal blog Ciboprossimo apprendiamo che la Regione Lombardia ha un banca dati delle terre incolte di proprietà pubblica che potrebbero essere assegnate a giovani agricoltori “FICO!” è un’ iniziativa molto interessante per chi volesse intraprendere esperienze di orti civici o di agricoltura urbana.
Ci incuriosiamo e andiamo avanti a leggere, accorgendoci che l’idea è bella, ma lo strumento è un po’ farragginoso e disincentivante per chi, poco pratico di informatica e di reti, ci si dovrebbe addentrare. Proviamo a verificare di persona ma il servizio ha risposto: provateci anche avoi a questo link, magari era un problema momentaneo.
Andiamo avanti a leggere il post nel quale vengono esposte esperienze analoge negli USA. In particolare nella città di New York, dove un gruppo di vicini di casa della zona di Flatbush a Brooklyn si sono uniti per convertire un lotto di terra inutilizzato in un produttivo e accogliente giardino comunitario, nasce così la storia di 596acres.org . Da questo input, una mappa e un foglio di excel parte un movimento di cittadini che censisce tutti terreni liberi di proprietà pubblica a Brooklyn. 596 Acres realizza strumenti per aiutare gli abitanti dei quartieri a vedere i lotti di terreni liberi come opportunità e a creare gli spazi verdi di cui hanno bisogno e che diventano punti focali per l’organizzazione della comunità e l’impegno civico. Con il tempo hanno trasformato la loro mappa in un sofisticato tool interattivo Living Lots NYC che fornisce informazioni sui lotti di terra disponibili a NYC, supportato da cartelli e altro materiale stampato come quello mostrato nella foto:
596acres.org (596 acri corrispondono a 241 ettari) si sviluppa e cresce e ora offre numerosi altri servizi alla comunità ma per questi vi rimando all’articolo di ciboprossimo in questa sede mi preme riportare questa esperienza al tema dell’acquaponica.
La prima considerazione è che, per chi vuole fare un esperimento di coltivazione urbana o periurbana, in particolare con il sistema acquaponico che presenta alto valore aggiunto in spazi ristretti, le possibilità ci sono, Regione Lombardia, ma ancor di più le esperienze oltre oceano ci forniscono degli spunti.
La seconda considerazione è per gli amici del territorio sul quale abita il Presidente di “Akuadulza” che stanno progettando per il Comune una proposta da inserire nel bilancio partecipato: sono sulla stada giusta, possono essere la scintilla di un vasto movimento che può fare della partecipazione una cosa reale e molto concreta.
Buon lavoro a tutti
L'articolo Esperienze di recupero di terreni incolti ad uso civico sembra essere il primo su Akuadulza.
In un epoca in cui i “Bond” sono le obbligazioni finanziarie, i titoli di credito, i veri “agenti segreti” sono i giovani che lavorano a favore di un rapporto con la natura che riequilibri lo sfruttamento operato dall’uomo, proprio come i ragazzi di “Green Agent”.
Tra le tante attività messe in campo dal progetto, che propone una partnership molto articolata cè anche la realizzazione di un concorso giornalistico che invita i giovani, in particolare studenti in istruzione superiore, a ricercare nella Provincia del Verbano Cusio Ossola o nel mondo storie positive di impegno e innovazione sui temi ambientali e dello sviluppo sostenibile.
I ragazzi devono scrivere un articolo o realizzare un video per “candidare” idealmente al Nobel per l’ambiente VCO una persona che abbia avviato azioni individuali o progetti innovativi in tema di economia verde o sviluppo sostenibile.
Seguendo il link qui sotto potete trovare i primi articoli pubblicati (in collaborazione con il partner Eurdesk italy) sulla piattaforma del concorso:
http://www.yes4europe.it/greenagent/?contest=Giornalismo%20Tradizionale
Citiamo l’iniziativa per la sua originalità e importanza ma anche con una punta di vanaglorioso orgoglio perchè due degli articoli fino ad ora pubblicati riguardano l’acquaponica, con una citazione per “Akuadulza”, trovateli se siete capaci.
Una giuria presieduta da un giornalista di Ecorisveglio e rappresentanti del Parco Nazionale della Val Grande e delle Aree Protette dell’ Ossola darà una valutazione tecnica agli articoli, seguirà un evento di premiazione, probabilmente il 6 aprile, presso l’Istituto Superiore “Cobianchi” di Verbania (la scuola che ha partecipato di più al concorso).
Una selezione di articoli sarà pubblicata su “Ecorisveglio”. Per l’occasione il prefisso “Eco” (la cui origine mitologica è riferita al pettegolezzo) assumerà il significato della contrazione della parola “Ecologico”, un cambiamento di rotta della testata intrapreso con la direzione dell’amico Andrea Dallapina ma che ci auguriamo possa essere sempre più marcato.
L'articolo AGENTE “00GREEN” sembra essere il primo su Akuadulza.
Ormai da qualche mese “Akuadulza” pubblica la traduzione del manuale “Small-scale aquaponic food production – Integrated fish and plant farming” edito edito dalla FAO di Somerville, C., Cohen, M., Pantanella, E., Stankus, A. & Lovatelli, A. 2014.
Primo capitolo del manuale “Small-scale aquaponic food production – Integrated fish and plant farming” edito edito dalla FAO … 1 INTRODUZIONE ALL’ACQUAPONICA Questo capitolo fornisce una descrizione completa del concetto di aquaponica, una tecnica per combinare idroponica e acquacoltura in un sistema che coltiva piante in acquacoltura di ricircolo acqua (Figure 1.1 e 1.2). Si…
Secondo capitolo del manuale edito dalla FAO “Small-scale aquaponic food production – Integrated fish and plant farming” Dopo l’introduzione iniziale sull’aquaponica fornita nel capitolo 1, questo capitolo tratta dei processi biologici che si verificano all’interno di un impianto aquaponico. In primo luogo, il capitolo spiega i principali concetti e processi coinvolti, compreso il processo di…
Terzo capitolo dal manuale “Small-scale aquaponic food production – Integrated fish and plant farming” edito edito dalla FAO … Questo capitolo affronta i concetti di base della gestione dell’acqua in un sistema aquaponico. Il capitolo inizia con la definizione del quadro generale e formula alcune osservazioni sull’importanza della buona qualità delle acque per il successo della produzione alimentare…
Quarto capitolo del manuale “Small-scale aquaponic food production – Integrated fish and plant farming” edito edito dalla FAO … Questo capitolo illustra i disegni relativi alla progettazione di diversi sistemi di aquaponica. Ci sono molti aspetti progettuali da prendere in considerazione, per tener conto di tutti fattori ambientali e biologici che hanno impatto sull’ecosistema aquaponico. Lo scopo di questo…
Quinto capitolo del manuale “Small-scale aquaponic food production – Integrated fish and plant farming” edito edito dalla FAO … 5 BATTERI NELL’ACQUAPONICA I batteri sono un aspetto cruciale e fondamentale dell’aquaponica, servono come collegamento tra i rifiuti del pesce e il fertilizzante per le piante. Questo motore biologico rimuove i rifiuti tossici, trasformandoli in elementi…
il sesto capitolo Questo capitolo illustra la teoria e la pratica necessarie a produrre con successo piante in un sistema aquaponico. In primo luogo, illustra le principali differenze tra la produzione in terra (ground crop) e quella senza terra (soilless crop). A seguire, troverete una discussione su alcuni concetti essenziali di biologia e nutrizione delle…
Traduzione del manuale “Small-scale aquaponic food production – Integrated fish and plant farming” edito edito dalla FAO
L’attenzione dei capitoli precedenti era focalizzata sull’importanza di batteri per garantire una buona crescita di piante e pesci, sui fattori chiave per la costruzione di diverse tipologie di impianti acquaponici, su come prendersi cura correttamente di pesci e piante. Questo capitolo riassume i principi fondamentali e le “regole d’oro”…
Questo ultimo capitolo discute argomenti minori, ma importanti, per quanto riguarda la gestione di impianti acquaponici su piccola scala. La coltura aquaponica richiede diversi fattori di produzione essenziali, tra i quali: pellets per l’alimentazione, energia elettrica, semi / piantine, avannotti, fertilizzanti supplementari e acqua. Tutti questi fattori della produzione possono essere acquistati, ma molti di…
INDICE DELLE APPENDICI PUBBLICATE AD OGGI:
Vi presentiamo in questa appendice del manuale FAO le 12 verdure più “gettonate” in aquaponica!
Lottare contro i parassiti in una coltivazione aquaponica è un po’ più complesso che affidarsi alla chimica. Bisogna controllare tanto gli insetti quanto le malattie tenendo conto non solo della qualità della verdura che si andrà a consumare ma anche del benessere di pesci e batteri che sono il “motore naturale” del vostro sistema
In questa appendice del manuale “Small-scale aquaponic food production – Integrated fish and plant farming” edito dalla FAO sono ricapitolate le principali malattie che possono colpire i pesci di un allevamento aquaponico
Appendice 4 del manuale FAO: i biofiltri realizzati i per gli impianti di aquaponica sono, di norma, largamente sovradimensionati rispetto allo stretto necessario per smaltire l’ammoniaca
In questa appendice vi presentiamo un’analisi di alcuni elementi chiave da cui dipende un impianto aquaponico commerciale, anche si piccole dimensioni.
Appena possibile pubblicheremo le ultime “Appendici” mancanti dedicate ai seguenti argomenti:
– l’autoproduzione di mangime in pellet
– l’analisi costi‑benefici rapportata a piccoli impianti
– una guida passo passo alla costruzione di un nuovo sistema
Non necessariemante nell’ordine proposto dal manuale FAO, non vi rimane che continuare a seguirci con pazienza …
Ringraziamo Giovanni, l’ultimo socio in ordine di tempo che si è aggiunto al gruppo di “Akuadulza”, che ci sta dando una bella mano!
L'articolo IL PUNTO SUL MANUALE FAO … CON NUOVE ENERGIE! sembra essere il primo su Akuadulza.
Oggi vogliamo ricordare la Giornata Mondiale dell’acqua che sta sempre più assumendo il valore di “merce” in Italia si è parlato e si parla di “privatizzazione dell’acqua” prima in maniera palese ora, dopo il referendum in un modo più strisciante.
Ma l’acqua anche motivo di conflitti, anche aspri, per il suo stfruttamento che fino ad ora, pur nella tensioni, non sono mai sfociati in vere o proprie guerre tra stati ma si sa che quando le risorse scarseggiano si acuiscono le tensioni.
In questo portale però parliamo di acquaponica, cioè dell’allevamento di pesci in associazione sinergica con la coltura delle piante, l’acqua per noi è dunque fondamentale e ne facciamo buon uso facendola “ricircolare”. Mi piace immaginare che siamo un po’ come dei piccoli banchieri che favorendo la circolazione del contante (che non a caso si definisce “liquidità”) creiamo ricchezza, per i nostri pesci, le nostre verdure, il nostro bilancio familiare e chissà perchè un domani anche per qualche piccola impresa o iniziativa che metta insieme agli aspetti di natura economica, che ne garantiscano la durata nele tempo, anche quelli di natura sociale ed educativa.
Celebriamo dunque la giornata mondiale dell’acqua che, non a caso quest’anno il focus è centrato sulla sua depurazione e il suo riuso.
L'articolo BANCHIERI DELL’ACQUA … sembra essere il primo su Akuadulza.
Akuadulza vi segnala un nuovo magazine on line per “angloabili” ma a “trazione italiana”.
Nel gruppo di tecnici e ricercatori che si occupano della redazione dei testi, molti sono gli italiani che operano in Italia e all’estero.
Da non perdere se avete confidenza con l’inglese … e non dimenticate di frequentare la pagina facebook
L'articolo AQUAPONICSMAG sembra essere il primo su Akuadulza.
La notizia l’ho pizzicata su FB, all’interno della pagina di Acquaponica Italia, mi sono letto l’articolo e scopro che in provincia di Torino, a Perosa Argentina è nata un’azienda (oggi va di moda dire start up) che produrrà frutti di bosco in acquaponica e idroponica. non si capisce però perchè nell’immagine di presentazione ci sono tre persone sorreidenti che mangiano rispettivamente una fragola, una fetta di mela secca e una fetta d’arancia, presumo candita, avete mai mangiato diversamente un’arancia con la buccia? Misteri della comunicazione …
Comunque sia siccome il “biologico”, avendone la possibilità, è sempre meglio farselo in casa, da tempo coltivo le fragole in acquaponica con un discreto successo
Questa primavera ho provato a strappare un paio di polloni dai lamponi questi:
e a ficcarli nel growbed, per ora il risultato non è male:
Stay tuned, vi terrò aggiornati…
L'articolo PICCOLI FRUTTI IN ACQUAPONICA sembra essere il primo su Akuadulza.
Diciamolo subito, accade a Verbania, in Piemonte, un Comune che ha l’ambizione di essere capoluogo di provincia e polo di attrazione turistica, un amministrazione che si riempie la bocca con il “Bilancio Partecipato”, con i “Piani d’Azione per l’Energia Sostenibile”.
Accade che si indice un concorso d’idee per realizzare progetti di miglioramento urbano, un gruppo di cittadini si organizza e pensa ad un orto civico, proprio nel cuore di un quartiere popolare, nel bel mezzo dei due centri principali che costituiscono la città.
Proprio lì, in questo “non centro” che in realtà è una periferia occupata da alloggi di edilizia popolare c’è un’area che da anni è in queste condizioni di degrado …
Il comitato si organizza, ognuno dice la sua e, complice forse il messaggio lanciato da EXPO, a qualcuno viene in mente che l’orto civico (in città se ne parla da anni ma non si è fatto mai nulla) potrebbe essere innovativo e potrebbe ospitare degli spazi dedicati all’acquaponica!
A questo punto veniamo contattati noi di “Akuadulza”, non ci sembra vero di poter offrire il nostro contributo per realizzare la parte più innovativa dell’orto civico. Figuriamoci, come a Denver, dove un intero quartiere ha ripreso vita e voglia di tornate a socializzare dopo che lo spazio occupato da una vecchia ferramenta è stato trasformato in un orto sociale, dove si produce cibo, si fa cultura, formazione si offrono momenti di interazione agli abitanti di un quartiere “difficile” della città.
I cittadini si trovano, fanno riunioni, elaborano un progetto che dovrà essere sottoposto al gradimento della gente per essere votato e, se del caso, approvato. Ecco in estrema sintesi cosa conteneva la proposta, in allegato potete scaricare l’idea progettuale completa.
area d’intervento
posizione di orto e serre acquaponiche
Il progetto dell’orto civico acquaponico non arriverà mai ai cittadini, non potrà essere votato, perchè è stato fermato dalla commissione tecnica che si sostiene sia “ispirata dal Grande Leader”. In questo post ecco cosa ne pensa un movimento cittadino vicino alla sensibilità dei proponenti.
Come Associazione “Akuadulza” aspettiamo di poter leggere un provvedimento amministrativo motivato, che metta in luce le ragioni tecniche e scientifiche che stanno alla base della decisione e vi terremo informati, per il momento non possiamo che dichiararci dispiaciuti per l’occasione persa.
In attesa, che siate cittadini di Verbania, appassionati di acquaponica, o attenti ai temi dell’innovazione e dell’ambiente potete sempre far sapere il vosto punto di vista sulla questione
L'articolo ORTI CIVICI, INDIETRO TUTTA!!! sembra essere il primo su Akuadulza.
Siamo a Reims, in Francia, la città dello Champagne, da quelle parti però mica solo “bollicine”!
Nel quadro di una chiamata a progetti per una città più verde è stata presentata un’idea per trasformare una delle fonatane cittadine in una fontana acquaponica. Si tratta di un intervento dimostrativo in grado di spiegare ei cittadini il funzionamento di un sistema acquaponico a ricircolo e al tempo stesso di abbellire il centro cittadino con frutti di bosco, fragole e verdure che di solito è possibile vedere solo in campagna.
Contattati su FB mi hanno fatto sapere che è possibile votare il loro progetto anche dall’Italia, il progetto è il numero 5, fatelo seguendo questo link, bastano nome cognome e indirizzo mail
Sappiamo che anche gli amici delle bollicine in Franciacorta hanno in serbo qualche novità per il mondo dell’acquaponica, lasciamoli lavorare, tra qualche mese ci daranno notizie …
Ancora nulla invece dall’orto civico negato alla città di Verbania ma la protesta sale.
L'articolo A Reims una fontana acquaponica in piazza sembra essere il primo su Akuadulza.
Sono condensate in questa immagine le ragioni che depongono a favore delle iniziative di agricoltura urbana. Forse non sono tutte, perchè ognuno di noi ha un ricordo personale, una piccola storia, che lo riporta ad un orto.
Il fenomeno dell’Agricivismo è in crescita da alcuni anni, nel 2007 la regione Emilia Romagna ha proposto un documento di linee guida per la riqualificazione del paesaggio attraverso l’agricoltura urbana, lo trovate in allegato in fondo a questo post.
Le ragioni della diffusione dell’agricoltura urbana sono molteplici, alcune affondano le proprie radici nei cambiamenti socio-culturali avvenuti negli ultimi 15 anni, altre nei benefici più immediati che essa è in grado di generare.
Ci sono innanzitutto motivazioni ambientali: riduzione della CO2, tutela della biodiversità e promozione di uno sviluppo urbano ecosostenibile, volto ad inserire più “verde” nelle aree cittadine. Ma anche una crescente attenzione alla salute e alla qualità nel cibo, grazie alla possibilità di coltivare, e quindi controllare direttamente, ciò che si mangia: l’“apoteosi” del biologico.
Gli orti sociali possono divenire veri e propri spazi di aggregazione dove fare incontrare fasce sociali e generazionali differenti, oltre che uno strumento per inserire il cittadino nell’ambiente in cui vive, trasformandolo in un cittadino attivo.
Tutte queste esperienze hanno dunque importanti risvolti sociali. L’agricoltura urbana è un elemento che si inserisce direttamente nell’ambito dello urban design, delle funzioni del verde pubblico, dei vuoti urbani da riempire, oltre che un modo per riqualificare aree urbane degradate o abbandonate.
Nel Nostro Paese gli orti urbani nel 2013 sono triplicati rispetto al 2011, salendo da 1,1 a 3,3 milioni di metri quadrati di terreni di proprietà dei Comuni. Il 46,2 per cento degli italiani afferma di coltivare da sé piante o ortaggi soprattutto per la voglia di mangiare prodotti sani e genuini (25,6 per cento), ma anche per passione (10 per cento) e in piccola parte per risparmiare (4,8 per cento), secondo Coldiretti-Censis.
Recuperare gli spazi urbani in modo ecologico con gli orti urbani e comunitari, ormai presenti in tutta Italia – secondo l’ultimo rapporto Istat sul verde urbano, datato novembre 2016 , offrono in gestione orti urbani 64 capoluoghi (più 27,3 per cento di superficie in quattro anni) e 30 assegnano la manutenzione di aree verdi ad associazioni o cittadini – è una grande tendenza di questi anni con qualche eccezione …
L'articolo AGRICIVISMO: le molte ragioni a favore dell’agricoltura urbana sembra essere il primo su Akuadulza.
Meno di una anno fa l’Associazione Nazionale dei Comuni d’Italia ha rinnovato con l’associazione Italia Nostra un protocollo per la diffusione degli orti urbani, una robetta leggera che “fa fine ma non impegna”, lo si capisce chiaramente dalla lettura dell’articolo 4 che recita “Il presente protocollo non comporta oneri né per l’ANCI, né per Italia Nostra”, che tuttavia pone l’attenzione su un tema, quello degli orti civici, che è in pieno boom fin dall’inizio del secolo.
Citiamo dal comunicato Stampa dell’ANCI del 26 maggio 2016: “Favorire la conoscenza e la diffusione della cultura degli Orti urbani su tutto il territorio italiano quale realtà sociale, urbanistica e storica di primo livello da sottrarre ad eventuali situazioni di marginalità e degrado. Questa una delle principali finalità del Protocollo d’Intesa che ANCI e Italia Nostra.”
Il protocollo è nato nel 2008 e con questo rinnovo verrà esteso fino al 31 dicembre 2018, chissà se per quella data Verbania avrà il suo orto civico, perchè se ne parla da anni ma recentemente, ancora una volta l’Amministrazione ha opposto il suo “garbato rifiuto” ai cittadini che volevano portare avanti l’iniziativa.
Non è un NO (non è mai un no) è un “domani” un “vederemo” per una meritoria iniziativa che da anni ha bisogno di approfondimenti, perchè sono anni che a Verbania si parla di Orti Civici e sono anni che non si combina nulla, non si riesce neppure ad individuare l’area idonea.
Sono già 500mila i metri quadrati di superficie, utilizzati per orti sociali da oltre 40 soggetti aderenti al protocollo (soprattutto Comuni), per orti terapeutici, didattici e storici che hanno un unico filo conduttore: favorire la conoscenza e la diffusione della cultura degli orti urbani su tutto il territorio italiano, quale realtà sociale, urbanistica e storica di primo livello, e per sottrarre ad eventuali situazioni di marginalità e degrado le tante aree abbandonate dei Comuni.
A Verbania nulla di tutto questo, stanno approfondendo. Approfondendo o sprofondando? Perchè quella descritta in questo post è una situazione di degrado allo stato puro che una cittadina che ha ambizioni turistiche non si merita!
Aiuta anche tu i cittadini di Verbania a sfondare il muro di gomma di una amministrazione comunale vecchia ed inerte,
L'articolo ANCI e protocollo orti urbani sembra essere il primo su Akuadulza.
Sul blog di Houzz Italia, abbiamo trovato un interessante post di Lidia Zitara che parla della tecnica dello Square Foot Gardening che in italiano potremmo tradurre con l’orto in trenta centimetri quadrati.
Nessuno, tranne forse i Puffi, si sognerebbe di poter confinare un orto in trenta centimetri quadrati, ma ottenere produzioni interessanti in spazi ridotti è certamente possibile. In fondo è quello che si è fatto per tutta l’evoluzione della agricoltura, quando si è passati dal buttare semi “a casaccio” alle moderne produzioni intensive.
Vediamo quali sono i fondamenti dello Square Foot Gardening, senza entrare troppo nei particolari, per i quali vi rimando all’interessantissimo post di Lidia. Il “piede quadrato” (circa trenta centimetri per lato) non è un modo per descrivere certi attaccanti che sparano palloni al cielo senza centrare la porta (per quelli la definizione di piede “a ferro da stiro” mi sembra più azzeccata) ma il quadrato ideale nel quale suddividere il nostro orto per poter intensificare la piantagione e massimizzare la coltura.La tecnica, lanciata nel 1981 negli Stati Uniti dal giardiniere Mel Bartolomew prevede poi di censire le piante dell’orto in quattro taglie:
> molto grandi (pomodori, zucchini, cavolfiori ecc…
> grandi (broccoli e altri cavoli, peperoni, melanzane, finocchi, ecc …
> medie (lattughe, ravanelli, sedano, porro, cipolle)
> piccole (basilico, aglio, rucola, valeriana, ecc…
La semina, meglio ancora il trapianto, deve essere fatta in cassoni o aiuole rialzate all’interno di un terriccio molto ricco. Il risultato finale dovrebbe essere che le nostre orticole, piantate in un terreno ricco ed in modo selezionato dovrebbero fungere da pacciamatura naturale evitando la competizione con le infestanti.
Chi si occupa di acquaponica da qualche tempo sa bene che nessun sistema di coltura è in grado di utilizzare meglio gli spazi della tecnica del media bed. Coltivando in acquaponica su un substrato di argilla espansa, lapillo vulcanico o altro materiale poroso, non crescono erbe infestanti, se non in virtù di qualche sporadico seme portato dal vento, il substrato di nutrienti assicurato dai pesci è particolarmente ricco e garantisce un crescita veloce delle piantine e con una buona gestione degli spazi è possibile seminare più volte le insalate ai piedi di un pomodoro “indeterminato” giacché non è necessario zappettare periodicamente per rompere la crosta del terreno e contenere le erbacce.
Ma la coltura acquaponica in media bed ha un ulteriore vantaggio, essendo il letto “naturalmente” privo di infestanti non dobbiamo preoccuparci se, raccogliendo un cespo d’insalata ormai maturo, lasciamo libera un porzione di terra sulla quale potrebbe insefiarsi qualche malerba … è sufficiente inserire nello spazio lasciato libero una nuova piantina d’insalata e aspettare che cresca come la sorella maggiore prima di celebrarla con tutti gli onori con olio e aceto.
L'articolo Square Foot Gardening sembra essere il primo su Akuadulza.